La comunicazione ai tempi del digitale
Comunicare con efficacia al tempo del digitale è più complicato rispetto alla comunicazione analogica, ma è indispensabile, e si può.
Ce ne ha parlato Luciano Ziarelli, formatore e consulente aziendale, durante la prima serata room&soda.
Come si cambia. La comunicazione ai tempi del digitale
Il triste periodo della pandemia ci ha guidato verso una forma di comunicazione sempre più digitale. In questa finestra temporale ci siamo in abituati a comunicare quasi esclusivamente in maniera digitale, attraverso le emoji e una tastiera, mettendo da parte la comunicazione analogica fatta di sguardi, espressioni e voce.
La grande pecca della comunicazione digitale è che non permette di trasmettere emozioni. Quanto comunicano le espressioni del nostro viso? Gioia, felicità ma anche curiosità, fastidio o rabbia. La componente emotiva della comunicazione analogica va preservata altrimenti rischiamo di perdere ciò che ci distingue dai nostri pelosi antenati.
L’emisfero che fa la differenza
Ma cosa c’entrano i pelosi antenati con la comunicazione di oggi?
L’uomo condivide con i suoi antenati il 98,5% di DNA, la differenza sembra piccola in termini numerici ma è sostanziale nella gestione dei linguaggi. Tutti gli esseri viventi hanno un loro sistema di linguaggio e comunicazione ma ciò che differenzia l’uomo è la capacità di aver sviluppato un sistema di comunicazione attraverso la parte razionale del cervello, ovvero l’emisfero sinistro.
L’emisfero sinistro, infatti, governa le funzioni intellettuali e verbali. È infatti sede dei processi linguistici, sia orali che scritti. È quella parte del nostro cervello che usiamo per imparare una nuova lingua quando siamo in viaggio ma che rischiamo di non saper usare più a causa dei traduttori automatici presenti sui nostri smartphone.
Lo sviluppo così celere della comunicazione digitale rischia di atrofizzare l’emisfero sinistro del cervello, protagonista dell’evoluzione da scimmia a uomo.
L’intelligenza emotiva
Luciano ci ha raccontato inoltre come la lettura del saggio “Intelligenza emotiva” di Daniel Goleman abbia profondamente confermato il suo pensiero rispetto al potenziale invecchiamento e decadimento delle funzionalità dell’emisfero sinistro con il progredire della tecnologia.
Ciò che ci può aiutare a combattere questo decadimento è l’intelligenza emotiva. Ma come? Attraverso la creatività, la fantasia e un pizzico di coraggio!
Il marketing emozionale
Negli ultimi 10 anni le figure professionali più attente all’evoluzione del concetto di intelligenza emotiva sono state quelle legate al marketing, dando vita a ciò che oggi si chiama marketing emozionale.
Il marketing emozionale ha come obiettivo mettere qualcosa in comune tra il prodotto e il cliente, qualcosa che faccia avvertire al cliente l’emozione di provare un prodotto. Il rapporto quindi non è più razionale – a cosa mi serve il prodotto? – ma si sposta sul piano emozionale – come mi sento mentre utilizzo il prodotto? – .
Oggi come oggi il marketing ha quindi bisogno di intercettare i sogni più che soddisfare i bisogno delle persone.
Link utili
Per riuscire a intercettare i sogni del nostro pubblico bisogna tenere allenato l’emisfero giusto del cervello, ecco quindi alcuni link utili a cui potete attingere per iniziare il vostro allenamento:
- “Intelligenza emotiva” di Daniel Goleman;
- Workshop di Luciano Ziareelli
- I libri di Luciano Ziarelli > https://www.smilemanager.it/letture/